L’Associazione ha lo scopo di preservare, valorizzare e promuovere il patrimonio conservato al Galata Museo del Mare, al Museo Navale di Pegli, e il complesso monumentale della Lanterna di Genova e alla Commenda di San Giovanni di Prè.
I suoi quadri nascono da un immenso, atavico, incontrollabile amore per il mare. Per questo la tecnica pittorica è semplice e manuale. La tecnologia distruggerebbe quella poesia e quei silenzi dai quali nascono le sue opere. Le marine, le barche, le pietre, le onde non hanno bisogno di nulla di artificiale per essere dipinte, occorre solo affidarsi all’istinto e al colore. E alla libertà.
Per questo motivo, Perini ha sempre dipinto, senza porsi limiti espressivi, sperimentando molte tecniche pittoriche, sempre privilegiando la tempera su legno, un materiale naturale e forte, che lascia spazio alla contaminazione con i pastelli. Spesso per i dettagli l’artista utilizza le dita al posto del pennello, per sentirsi ancora più in contatto con il colore, perché le sfumature più belle possono vivere solo attraverso la mano.
Alberto Perini ha esposto in varie personali e collettive, a Camogli, Genova, Torino, Montecarlo, Parma, Piacenza, Brescia e in altre località. Le più recenti esposizioni sono state le mostre personali a Camogli nel 2015 e 2016, la mostra La Linea Azzurra con Carlo Rognoni nel settembre 2016, a Genova in occasione di Arte Genova 2017, ospite della Bottega d’Arte LeonardVs e a Portofino a giugno 2017 presso il Castello Brown. L’ultima mostra intitolata “Blu, all’improvviso il mare” è stata realizzata in occasione del Festival della Comunicazione di Camogli, nel settembre 2018, in collaborazione con Carlo Rognoni.
23 novembre 2018 ore 17:30
Extra:
Recensione a cura di Claudio Castellini.
Ogni persona è il risultato delle sue esperienze. Questa considerazione prende contorni ancor più chiari quando la persona in oggetto è un artista. Alberto Perini nasce, cresce e vive a Camogli. E crescere a Camogli vuol dire vivere di petto la magia del mare, quello Ligure, quel mare che amorevole ti invita a tuffarti nelle sue acque limpide e profonde ma che talvolta, rude ed impetuoso ti fa capire quanto rispetto pretende.
È un contesto di esperienze ben definite, di passioni e fatiche. Un luogo dove la natura è vera, è sé stessa ogni giorno ed ogni giorno è metafora dell’Amore con tutto ciò che comporta, felicità e sintonia, dolore e incomprensione, soprattutto per certi gesti difficili da accettare come le onde che in alcuni giorni, incuranti della loro forza spropositata infrangono contro la terra, contro Camogli.
Qui cresce Alberto e qui matura in sé il sentimento che lo lega alla sua terra.
La conosce bene, ne osserva ogni giorno gli umori, gli atteggiamenti, i riflessi ed i colori che esprime. Ne sente gli odori, ne capisce le sensazioni che induce. Cresce con chi quella terra la vive per quello che è, un luogo di mare e che dal mare non può prescindere. Un luogo dalla forte identità a cui è dovuto un rispetto non comune. Non è un caso quindi se nel suo ritrarla dipingendola riesce a restituirne il senso, esprimerne le emozioni che solo chi è stato lì capisce fino in fondo.
Ci sono i gozzi, saggi mezzi che sanno affrontare con dignità il mare, raccontati nei suoi dipinti con tutto il carico emozionale che racchiudono. C’è il mare che nel suo perpetuo infrangersi a riva si traveste di tinte diverse.
E poi ci sono i sassi e la sabbia con tutta la vita che sanno esprimere anche nel loro essere inermi.
Alberto ha toccato ogni giorno questi elementi, ha camminato a piedi nudi sulla spiaggia forse più di quanto non abbia fatto su una strada.
E non c’è quindi da stupirsi se nelle sue opere i sassi sembrano prendere vita, avere un’identità ben espressa in cromie di cui è padrone, riflessi di un realismo spiazzante, intrusioni calcaree che ti fanno pensare di aver già visto quel sasso, aver già camminato su quella spiaggia.
Credo che la componente emozionale nelle sue opere esploda ancor più davanti a certe battigie, dipinte nel loro essere bagnate costantemente da quel mare, sezionate e raccontate con tale padronanza da risvegliare la sensazione di freddo che si prova camminandovi sopra con il lieve affondare dei piedi nudi ad ogni passo. E raccontare una sensazione non è facile, bisogna ben conoscerla ed esserne capaci.
Non è iperrealista il lavoro di Alberto, anche se ad un primo sguardo potrebbe sembrare così. Non lo è per nulla o quantomeno non nell’accezione “tecnica” del termine. Si potrebbe invece definirlo iperrealismo emozionale, perché i soggetti non sono fotograficamente rappresentati ma sensorialmente espressi.
In tutto questo c’è qualcosa in più della semplice riproduzione di qualcosa che ha osservato. C’è la memoria di ciò che ha vissuto, rappresentata con un personale percorso di ricerca artistica e con la scrittura di un linguaggio perfetto per raccontarla. È, appunto, il risultato delle sue esperienze, come lo è ogni uomo, come lo è ogni vero artista
24 novembre – 23 dicembre 2018